di Ludovica Panzerotto
Un itinerario lungo tutta l’Italia, da Valdobbiadene in provincia di Treviso fino al mare di Santa Maria di Leuca in Puglia, per rendere visibile la sclerosi multipla anche a chi non ne soffre. E se ancora non bastasse, un nome scelto per questa avventura che non lascia dubbi: “Un viaggio da Sclero”.

Si chiama Michele Agostinetto e il primo maggio scorso ha deciso che il modo migliore per affrontare quella che lui chiama “la malattia invisibile”, raccontarla a chi la conosce poco e condividerla con chi invece come lui ne è affetto, era partire con il suo zaino sulle spalle e con tutto il coraggio e la tenacia che lo rappresenta e attraversare l’Italia da nord a sud.

Sabato mattina entrando da Campagnano è arrivato a Isola Farnese e da lì a La Storta.

Accolto a Roma nord dal Vicepresidente del Municipio, Alessandro Cozza, e il giorno dopo dal Presidente Daniele Torquati in Piazza del Campidoglio, sabato alle 9 era già seduto al bar di Via Cassia “per la solita colazione che porta fortuna, perché una bella birretta fresca dopo tanta fatica ci vuole”, con un viaggio alle spalle che ormai è arrivato a metà e gli ultimi km percorsi dalle 4.30 del mattino “perché come si cammina all’alba non si cammina durante il giorno e perché la fatica è tanta”.

A Michele però non lo ferma nessuno, neanche l’enorme fardello che porta sulle spalle dal 2020 quando, in piena pandemia, dopo quindici giorni di ricovero e due mesi e mezzo di attesa, gli è stata diagnosticata la sclerosi multipla.

“Quando è arrivata la prima diagnosi è stato un colpo grande. Sono seguiti mesi difficilissimi, sempre sdraiato a letto o sul divano senza forze, con la paura ogni giorno di non riuscire più a recuperarle. Poi piano piano la terapia ha iniziato a fare effetto, sono arrivate le stampelle e poi un giorno, dopo tanta fatica, le ho mollate e ho capito che ricominciare a camminare poteva essere la mia cura più grande” – ha raccontato Michele alla nostra redazione due giorni fa.

Come scrivo anche nel mio blog, questa malattia è imprevedibile, ed è proprio questa imprevedibilità che spaventa chi ne soffre. La stanchezza che coglie mente e corpo è davvero indescrivibile, insieme a tanti altri sintomi che variano di intensità e tipologia – proseguiva Michele che ha poi spiegato – il senso di questo viaggio è proprio questo: non cercare di andare oltre i propri limiti, ma rispettarli e rispettandoli continuare ad affrontare le sfide che la vita ci impone nel modo che riteniamo migliore. Il mio è questo viaggio, un viaggio da Sclero, tanto folle e faticoso quanto necessario e utile, per me e per chi è nelle mie stesse condizioni”.

Mentre parla, Michele ti guarda fisso negli occhi, senza la paura di raccontare temi forti, come gli scherzi sulla memoria che la malattia ti fa o la stanchezza che certi giorni sembra spezzarti in due. Eppure, dopo aver percorso già mille km, ed entusiasta di potersi godere finalmente per qualche giorno Roma, l’ex barman e proprietario di un negozio di telefonia e informatica del suo paese, non sembra avere la minima intenzione di fermarsi, né tantomeno arrendersi alla fatica.

Lo faccio per far conoscere alle persone che sto incontrando in questa avventura il coraggio, per aiutare la gente a dare importanza alle piccole cose e per visitare luoghi che probabilmente non potrò mai più permettermi di percorrere. Per mesi questa malattia mi ha impedito di vivere normalmente, insegnandomi i dolori fisici e quelli mentali. Ma soprattutto mi ha fatto vivere nel terrore che io non riuscissi più a sollevarmi e ripartire. Invece l’ho fatto e se ci sono riuscito io possono farlo anche tanti altri. Questo è il senso, questa è la vita”.

Così ora Michele, dopo l’ultima tappa romana prevista per mercoledì prossimo in Piazza San Pietro punterà dritto verso sud per arrivare finalmente verso la metà di agosto alla meta finale. E lì un bel tuffo in mare e un po’ di meritato riposo non glielo toglierà nessuno.