di Alessandro Tozzi
Oggi Paulo Roberto Falcao compie 70 anni; sembra ieri che arrivò in Italia, in quell’estate del 1980 insieme a Krol, Bertoni, Prohaska e altri 7 alla riapertura delle frontiere, pare su indicazione del giornalista del Corsport Ezio De Cesari, quello che aveva l’affanno anche dopo 4 ore di poltrona al Processo di Biscardi.
Giocatore universale per definizione, inizia la carriera nell’Internacional di Porto Alegre dove rimane 8 stagioni vincendo 5 campionati, poi sbarca alla Roma insieme col fratello di latte Pato che poi diventerà giornalista sportivo nelle tv romane.
Ci rimane fino al 1985, dopo un litigio con Viola scappa al San Paolo ma si ritira l’anno dopo in seguito ad un infortunio subito durante i Mondiali 1986. Chiude con sole 28 partite in Nazionale, segnando 6 gol, uno dei quali nella famosa partita del Sarria del 1982, con tanto di esultanza che non piacque nemmeno ai tifosi romanisti in quella circostanza.
Alla Roma i tifosi lo accolgono numerosi ma non troppo convinti del suo talento, visto che non era troppo conosciuto oltrefrontiera e prima di lui si era parlato di Socrates (con tanto di foto comparsa sul Guerin Sportivo del Dottore con la maglietta della Magica) e addirittura di Zico, ma dopo qualche mese di rodaggio ci mette ben poco a diventare la mente in campo dell’allenatore Liedholm affermandosi presto come stella di prima grandezza del nostro campionato.
C’è una fantastica foto in bianco e nero che lo ritrae in allenamento nei primi tempi al Tre Fontane vicino al cantante Gepy, 150 kg circa di stazza giallorossa fino al midollo, che cerca di spiegargli come giocare per far girare al meglio la squadra: nei mesi a seguire, dopo l’incoronazione come ottavo re di Roma, Gepy dirà seriamente che Falcao è diventato forte solo per merito suo che gli ha spiegato tutto.
Il brasiliano, coll’insolito per un regista numero 5 indosso, numero fin lì riservato agli stopper ignoranti del nostro campionato, è decisivo nell’ambiente reduce dagli anni ’70 non proprio gloriosi soprattutto per il cambio di mentalità da Rometta a Roma, che porta nel 1982/83 la Roma allo scudetto e l’anno dopo alla finale persa di Coppa dei Campioni con il Liverpool, grazie anche ad una rosa di notevole spessore ed una guida tecnica di primo livello come quella del Barone Liedholm.
Nella finale persa passa per sempre alla storia romanista per non aver battuto uno dei 5 calci di rigore, nonostante le numerose assenze fra i giallorossi dei rigoristi più forti; molti dei compagni, da Nela a Pruzzo, passando per Ciccio Graziani, questo a distanza di 40 anni non glielo hanno mai perdonato, anche se lui sostiene che avrebbe battuto il quinto rigore della serie.
Nel 1983 il suo procuratore dal nome importante, Cristoforo Colombo, ha già firmato il contratto con l’Inter, ma si mette in mezzo addirittura Andreotti, e il Presidente dell’epoca Fraizzoli che ha la fornitura di divise per un Ministero preferisce passare la mano.
Il cantante brasiliano Jorge Ben ironizzando sui tanti modi in Italia di pronunciare il suo cognome gli dedica una canzone dal titolo Falcao; nel nostro Paese, oltre a diversi flirt, viene anche coinvolto in una battaglia legale per la paternità di un bambino, che alla fine risulterà essere suo figlio.
A fine carriera diventa allenatore: allenerà il Brasile, il Giappone e diverse squadre brasiliane di club senza grandi risultati; più volte il suo nome è stato accostato per un ritorno alla Roma in diverse vesti, senza alcun esito.
Alla sua presentazione ai tifosi il Presidente Dino Viola gli chiede di fare un numero col pallone per far divertire il pubblico, lui ne inventa uno fantastico (una specie di sombrero volante con tiro al volo a seguire), per la gioia dei presenti, poi a bassa voce gli dice”Presidente, in partita bisogna vincere, si dimentichi per sempre questa roba qui: io sono un professionista, non una foca ammaestrata”.
Oggi compie 70 anni, sembra ieri che è arrivato a Fiumicino fra gli applausi e quel filo di scetticismo del tifoso già orfano di Zico, ed oggi pare nonno multimediale.
In Italia c’è un bell’uomo, chi vivi in Roma chi vivi in Roma, e chiama il pallone amore mio, questo uomo questo principi, questo genio questo mago, si chiama: Falcò, Falcao, Falcone, Falsao…

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