di Massimiliano Morelli
Il calcio in Italia sta morendo per altri motivi, non perché un Lotito qualsiasi si candida alla presidenza della Lega di B. E’ finito con l’avvento delle partite a pagamento in televisione, è finito perché molti dirigenti sono bifolchi arricchiti, è finito perché il pubblico non è salvaguardato negli stadi, perché i giornalisti si fanno perculare da allenatori e calciatori, perché gli ex calciatori dopo aver schifato i giornalisti per una vita a fine carriera pretendono di occupare il loro posto. E’ finito perché si racconta il gossip e non i palleggi, perché si visualizzano le wags e non i colpi di testa, perché fanno notizia i bikini delle fidanzate dei calciatori e non i gol, perché si è perso tempo sulle questioni di lana caprina dimenticando di realizzare progetti per il calcio giovanile, perché non c’è senso civico, perché l’ineducazione regna sovrana. Perché allo stadio si va per litigare e non per tifare, perché si paga il biglietto per vedere la partita ma poi non si guarda la partita, la si riprende col cellulare per postare fotogrammi di finta felicità sui social network; è finito perché una volta eravamo il popolo dei commissari tecnici della nazionale e oggi siamo i tuttologi del pallone, e pretendiamo di spiegare nel contempo l’alta finanza, le diagonali dei difensori e le questioni di marketing. Perché se la nostra squadra perde sette a zero diciamo sempre che è colpa dell’arbitro. Lotito è una goccia del mare. Neanche quella che fa traboccare il vaso…

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