La redazione di News.Superscommesse.it ha raggiunto Rodolfo Vanoli, ex giocatore dell’Udinese, ma anche del Lecce, una delle squadre che ha festeggiato la salvezza in A. Quest’intervista esclusiva, che ha toccato diversi temi del nostro campionato e non solo, é stata l’occasione per chiedergli anche un commento sull’impresa compiuta dal fratello Paolo, fresco di promozione in A sulla panchina del Venezia.
Non posso non chiederti un’opinione sul gran lavoro fatto da tuo fratello Paolo a Venezia. Ha raccolto la squadra sul fondo della B 18 mesi fa e ha inciso sotto tutti i punti di vista. Ritieni che arrivi in Serie A al momento giusto o che la gavetta sia stata troppo lunga e che il calcio italiano si sia accorto un po’ tardi delle sue qualità?
“A mio parere, il problema è che in Italia si smette di giocare e si comincia subito ad allenare. Ma non è così che deve funzionare. Quando si smette e si fa il corso di Coverciano non si può essere già pronti e avere la maturità che si sviluppa 10 anni dopo. Ricordo che quando andò Paolo in Russia per il suo esordio come primo allenatore gli dissi ‘Secondo me hai bisogno di uno staff vecchio’, ovvero con persone con esperienza. Aveva fatto tanta gavetta, quella era la sua prima esperienza importante, ma fu subito in grado di vincere. Poi è arrivata la chiamata del Venezia. La situazione era molto difficile con la squadra in zona retrocessione. Ho assistito a diversi allenamenti del Venezia e posso dire che Paolo ha lavorato bene, con grande professionalità. La vittoria non è arrivata per caso, ma perché si è creata l’alchimia giusta a tutti i livelli. Mi riferisco allo staff tecnico, ma anche al ds Antonelli che aveva già vinto a Monza ed è stato bravo a fare da collante con la società americana”.

Tu hai allenato a lungo e vinto in Slovenia. La nazionale si è qualificata a sorpresa per Euro 2024, tornando alla fase finale di un grande torneo dopo tanti anni. La rosa è un mix tra giocatori affermati, come Ilicic, giovani e campioni come Oblak e Sesko. Al di là del percorso che farà in Germania la nazionale, che momento sta vivendo il calcio sloveno?

“Conosco bene la realtà della Slovenia e in particolare quella del Koper, dove c’è ancora parte del mio staff. La nazione è piccolissima, ma ci sono strutture molto valide e si sa lavorare bene a livello di settore giovanile. La nazionale non è arrivata agli Europei per caso. In campionato hanno messo il tetto di tre stranieri proprio per favorire i giovani e i giocatori locali. Purtroppo in Italia siamo molto indietro da questo punto di vista. Tanti parlano di vivaio, ma pochi ci sanno lavorare veramente. Si pensa soprattutto alle sponsorizzazioni e a fare soldi. L’Atalanta è un’eccezione perché sanno trovare giocatori indigeni e c’è una rete di scouting. Il resto è merito del gran lavoro di Gasperini. Penso che il Bologna possa seguire questo esempio grazie a Sartori, che può ripetere la politica già attuata proprio a Bergamo”.
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